Empowerment femminile. Be strong, be woman!

Be strong, be woman !

Empowerment femminile…questo sconosciuto!
All’incirca intorno ai 6 anni ogni bambina e bambino iniziano ad introiettare tutti gli stereotipi di genere che sono propri della cultura di appartenenza.

Una bambina può iniziare a dire “Questa cosa è solo da maschi” oppure “Noi siamo troppo deboli ci vuole un maschio”. Un bambino inizia ad assimilare il concetto che “I bambini forti non piangono” oppure “Le femmine sono deboli”.

Il colore delle coccarde di una piccola creatura nata porta con sè già tutte le aspettative sociali. Una piccola coccarda rosa vuole femmina e femmina per a società significa che giocherà fingendo di essere un piccolo genitore, giocherà ad essere bella e ad apparire agli altri, giocherà ad essere poco esplorativa. Una piccola coccarda blu, invece, vorrà un maschio, un maschio che giochi con le armi, che cerchi avventura e che sia esplorativo.

Un bel bagaglio sociale che trova le sue radici in tempi remoti, che è ben inculcato nelle nostre teste e profondamente radicato nelle varie culture.

Be strong be woman!

Gli stereotipi sono una forma di funzionamento mentale di “economia”: risparmiamo energie catalogando un gran numero di persone in una stessa grande famiglia. Gli stereotipi sono, quindi, per antonomasia, riduttivi. Diventano addirittura nocivi quando si trasformano in pregiudizi.

Siamo immersi in culture e in un mondo di stereotipi, dove le identità dei bambini si forgiano in questi pregiudizi e si radicano nelle diseguaglianze. Tantissimi studi scientifici a proposito di come stereotipi e pregiudizi vadano ad influenzare le persone hanno studiato gli effetti di questi ultimi sulle performance femminili.

Sono molti, ad esempio, gli studi che vanno ad analizzare come l’influenza dello stereotipo femminile vada ad inficiare le performance in matematica.

Laddove aumenta lo stereotipo le femmine sottoposte al test di matematica aumentano i livelli di ansia e dell’attivazione autonomica legata allo stressor, con aumento della temperatura corporea, della pressione sanguigna e della conduttanza cutanea (Osborne, 2006).

Ma ci sono anche altri tipi di stereotipi estremamente negativi.

Claude Steele, ad esempio, parla proprio della minaccia dell’occhio dello stereotipo che aleggia sempre sulle nostre teste e il terrore di essere visti attraverso questa lente.

Altri studi confermano che all’aumentare dell’ansia diminuisce la capacità e prestazione cognitiva e l’attenzione, questo anche per un aumento dei pensieri intrusivi (Eysenck, Calvo, 1992; Hasher, Zack, 1988)

Ma di cosa si tratta?

Si tratta della previsione di poter essere trattate secondo degli stereotipi o del timore di poter confermare gli stereotipi stessi.

Ebbene, questa paura può essere addirittura più nociva dello stereotipo stesso, portando le ragazze a sottoperformare in differenti tipologie di test e compiti, avere livelli più alti di ansia, depressione e sintomi fisici.

Quando essere una femmina è diventato dispregiativo? In che momento della nostra crescita ci carichiamo il peso del nostro genere per portarlo avanti?

L’Unione Europea ha una commissione apposita che si occupa delle diseguaglianze di genere e dell’empowerment femminile.

Questa commissione si impegna nel monitorare nle mondo la situazione della donna e di denunciare situazioni dove le donne subiscono soprusi e violenze ogni giorno.

Ci sono paesi in cui le donne ricevono una minore educazione formale rispetto agli uomini e dove non è concesso di partecipare alla vita pubblica o entrare nel mondo del lavoro.

Uno dei punti centrale della dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo è che tutti hanno il diritto di ricevere un’educazione.

Nonostante gli encomiabili sforzi che sono stati fatti, nel tempo nei vari stati, per raggiungere questo risultato nel mondo risultano esserci ancora 960 milioni di analfabeti, di cui i due terzi sono donne.

In un famoso articolo New York Review of Books (Sen, 1990) Amartya Sen riporta come nel mondo manchino all’appello 6 milioni di donne ogni anno, calcolo che viene fatto i base al corrispettivo numero di coetanei di sesso maschile e alle loro aspettative di vita.

Questo per gli aborti mirati di feti di sesso femminile (23%), per le bambine che muoioni nella prima infanzia (10%), per quelle che periscono da giovani adulte (21%) e tutte le altre oltre i 60 anni (38%).

Quando si parla di empowerment di che cosa si tratta?

Centrale è la definizione della professoressa Jill M. Bystydzienski: “L’empowerment è […] un processo mediante il quale le persone oppresse acquisiscono un certo controllo sulla propria vita partecipando con gli altri allo sviluppo di attività e strutture che consentono alle persone un maggiore coinvolgimento in questioni che le riguardano direttamente. Nel suo corso le persone diventano capaci di governarsi efficacemente. Questo processo implica l’uso del potere, ma non il “potere sulle altre persone”.

L’empowerment femminile è un concetto composto da molti fattori, che sono:

  • i diritti umani, l’educazione;
  • la partecipazione sociale ed economica;
  • la sicurezza, la scomparsa della discriminazione, eguali opportunità;
  • ruoli e stili di vita e le condizioni finanziarie delle donne.

Sono stati costruiti dagli studiosi vari modelli di empowerment che prevedono, ad esempio, di migliorare lo status culturale, sociale ed economico (Kayanighalesard and Arsalanbod, 2014).

Differenti studi hanno dimostrato che la salute mentale delle donne è a rischio quando sono esposte a discriminazioni di genere e a un non eguale accesso all’educazione, alla società e al mondo del lavoro.

Inoltre l’empowerment femminile si trova bloccato laddove vi sono prevaricazioni e violenze in nome della religione, della tradizione, delle norme e regole sociali (Lancet, 2014).

Ma migliorare tutto questo dipende anche da ognuno di noi, dalle nostre azioni e dalle nostre parole.

Nell’educazione di ogni bambina o bambino devono esserci i germi di un’inclusione priva di pregiudizi, lasciando un terreno fertile per un’uguaglianza che può essere raggiunta cambiando le menti nostre e quelle del domani.

Una storia di genere che ha relegato le donne dentro le proprie case, senza la possibilità di essere effettivi membri della società tacciandole di isteria quando quei legacci non andavano più bene.

Il pregiudizio e il nascere in una scoietà dove non si hanno le stesse possibilità di raggiungere risultati nella vita causa tutta una serie di problematiche psicologiche e mentali che devono assolutamente essere prese in considerazione. Innanzi tutto la stima in sè si abbassa vertiginosamene, portando a forti depressioni e ansie.

Stime mondiali riportano livelli alti di depressione e ansia nel sesso femminile nel periodo adolescenziale, con sviluppo di comportamenti aggressivi verso sé stessi e ideazioni suicidarie.

Norme di genere prestabilite, ruoli e responsabilità mettono le donne in una posizione di inferiorità, l’empowerment è l’unica via percorribile.

A grandi linee gli studi ci dicono che le donne aumentano i comportamenti aggressivi verso sé stesse mentre gli uomini verso gli altri. 

Lo stereotipo che accompagna il femminile comprende la maternità, l’accoglienza e avere un corpo magro. L’attenzione spasmodica alle dimensioni corporee si può vedere già in giovane età per le femmine, comportando un tassi di anoressia e bulimia molto più alti nella donna che nell’uomo.

L’empowerment femminile è l’obiettivo del nostro secolo, il livellamento delle diseguaglianze, degli stereotipi e dei pregiudizi che ci hanno governato così a lungo. Bisogna creare l’ambiente adatto perchè questo avvenga, creare un mondo dove le donne abbiamo accesso a tutte le opportunità, le scelte e una vita libera da costrizioni e soprusi.

Empowerment

Muoviamo i primi passi insieme

Bibliografia:

  • Cotton, S. M., Wright, A., Harris, M. G., Jorm, A. F., & McGorry, P. D. (2006). Influence of gender on mental health literacy in young Australians. Australian & New Zealand Journal of Psychiatry, 40(9), 790-796.
  • Daily, L. A. (2019). “We bleed for female empowerment”: mediated ethics, commodity feminism, and the contradictions of feminist politics. Communication and Critical/Cultural Studies, 16(2), 140-158.
  • Eysenck, M. W., & Calvo, M. G. (1992). Anxiety and performance: The processing efficiency theory. Cognition and emotion, 6, 409-434.
  • Hasher, L., & Zacks, R. T. (1988). Working memory, comprehension, and aging: A review and a new view. The Psychology of Learning and Motivation, 22(193-225).
  • Martin, C. L., Wood, C. H., & Little, J. K. (1990). The development of gender stereotype components. Child development, 61(6), 1891-1904.
  • Najmabadi, K. M., & Sharifi, F. (2019). Sexual education and women empowerment in health: a review of the literature. International Journal Of Women’s Health And Reproduction Sciences, 7(2), 150-155.
  • Osborne, J. W. (2006). Gender, stereotype threat, and anxiety: Psichophysiological and cognitive evidence. Electronic Journal of Research in Educational Psychology, 4(1), 109-137.
  • Sáenz-Herrero, M., López-Atanes, M., & Recio-Barbero, M. (2020). Female corporality, gender roles, and their influence on women’s mental health in times of COVID-19. Front Glob Women’s Health, 1, 563209.
  • Sen A. More Than 100 Million Women Are Missing. The New York Review of Books. 1990.
  • World Health Organization. (2002). Gender and mental health.