The day after COVID-19: L'impatto su bambini e ragazzi

The day after COVID-19: l’impatto su bambini e ragazzi.
Le zone geografiche si stanno, alla fine, schiarendo. Significa che si sta tornando finalmente ad una parvenza di normalità. I bar riaprono, i ristoranti alzano la serranda, ci si può spostare più liberamente e ci si trova a bere una birra al pub.
Ma va tutto bene nel complesso?
La risposta è: a dir la verità no.
Ad esempio le percentuali di coloro che hanno avuto esperienza di un disturbo depressivo maggiore sono più che raddoppiate. Nel 2018 il tasso di depressioni si aggirava attorno al 6%, mentre nell’aprile 2020 è arrivato al 13%, ed è in aumento. Inoltre anche il numero delle persone che soffrono di solitudine è triplicato.
Le conseguenze di questo periodino sono potenzialmente più profonde e durature di quello che si immagini. L’isolamento, l’incertezza e le difficoltà hanno ripercussione sulla salute psicologica quando le acque si calmano. Il nostro organismo è strutturato per resistere sino al termine della minaccia.
C’è un’intera categoria quasi dimenticata di cui non si parla abbastanza: i bambini e ragazzi.
I bambini non parlano del proprio disagio, loro lo dimostrano attraverso il comportamento. Comportamenti che sono campanelli d’allarme sono:
- sbalzi d’umore
- agitazione
- cambiamento del comportamento
- disturbi psicosomatici
- problemi del sonno
- manifestarsi o acuirsi di alcune paure o fobie
- regressioni a fasi evolutive precedenti
- difficoltà scolastiche e di apprendimento
- problematiche di relazione con gli altri
Siamo incaricati, in quanto adulti, di non girarci dall’altra parte di fronte a questi sintomi. Non bisogna giudicarli e banalizzare questi sintomi ma cercare di capire cosa stia dietro questi comportamenti.
Inoltre per i ragazzi e ragazze, il problema è lampante.
Gli adolescenti imparano a gestire le emozioni attraverso le relazioni con i loro pari. I distanziamenti hanno reso questa esperienza impossibile. Ciò comporta un aumento di problemi dell’umore: depressione e ansia.
A risentire maggiormente del clima che si respira in casa, infatti, sono bambini e ragazzi. Va da sé che famiglie unite e aperte alla comunicazione emotiva sono in grado di aiutare a superare il trauma. Al contrario famiglie molto ansiose e meno disponibili al dialogo accentueranno queste difficoltà. Per non parlare delle famiglie abusive e violente, con le quali i ragazzi e le ragazze sono stati obbligati a stare nel lockdown.
Ciò avrà ripercussioni molto gravi sulla nostra società.
Rischiamo di cronicizzare depressione, l’ansia e tutte le altre problematiche lasciando che bambini e ragazzi in balia delle proprie problematiche. Potrebbero infatti aumentare il numero di ricoveri, di arresti e di inserimenti in comunità. In sostanza i bambini che gli adolescenti che non hanno la possibilità di superare i propri problemi diventano adulti problematici.
E’ probabile che aumenteranno anche il numero di ‘Hikkikomori‘, che letteralmente significa ritiro sociale. Per inciso significa che questa generazione di bambini, ragazzi e ragazze, avrà ancora più difficoltà a entrare nella società, a interagire con le altre persone e diventare attori sociali integrati.
Il costo sociale del neglettare un problema così pervasivo sarà, di conseguenza, molto alto.
Il Sole 24 Ore dice:
“Persino prima della pandemia da Covid-19, i disturbi della salute mentale erano motivo di inabilità lavorativa in più del 22% dei casi, con una conseguente perdita di produttività pari al 3-4% del Pil dei Paesi UE. Per dare un’idea: nel 2010, l’impatto totale dei disturbi della salute mentale in Europa è stato stimato a 798 miliardi di euro. L’accordo sul Recovery Fund sottoscritto a Bruxelles lo scorso luglio ne vale 750.”
Aggiunge poi:
“Circa il 70% dei disturbi mentali causano sintomi che sono già osservabili nell’adolescenza, o addirittura nell’infanzia. Ciò nonostante, 3 giovani su 5 vengono persi nella transizione dall’infanzia all’età adulta, non vengono adeguatamente supportati nel percorso di diagnosi e cura – per una gestione inadeguata o, ad esempio, nel passaggio dalla vita scolastica a quella universitaria.”
Cosa possiamo fare per i bambini e i ragazzi?
Dobbiamo concentrare in ogni modo le nostre energie per recuperare questa fascia d’età. Dare la possibilità ad ognuno di loro di essere visto e ascoltato. Questo parte in primis dalle famiglie stesse, che possono dare un grande contributo. Comprendiamo che le famiglie possano avere difficoltà in questo frangete e che avrebbero la necessità di un supporto e sostegno attivo.
Dovrebbero essere contemplate strutture e attività capillari di professionisti al servizio del loro benessere. Lo Stato potrebbe, riconoscendo il problema, stanziare sovvenzioni affinché questo aiuto non pesi direttamente sulle tasche delle famiglie.
Seguire un modello Francese, dove bambini/e e ragazzi/e hanno la possibilità di accedere a 10 sedute gratuite, in quanto sovvenzionati dallo stato.
E’ necessario che vengano messe in atto delle riforme strutturali per prendersi adeguatamente cura di questa fascia da proteggere e che formerà il mondo del domani.